L’origine del termine stereotipo – dal greco stereos (duro, rigido) e typos (impronta, immagine), quindi immagine rigida – si deve alla tipografia, dove stava ad indicare un metodo di duplicazione delle composizioni tipografiche.
Secondo il vocabolario Treccani, lo “Stereotipo” è «… in psicologia, opinione precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente, su persone o avvenimenti e situazioni (corrisponde al fr. cliché): giudicare, definire per stereotipi; s. individuali, se propri di individui, s. sociali, se propri di gruppi sociali.»
In questo articolo voglio dare risalto ai luoghi comuni che esistono tra nord e sud Italia. Hai presente polentone e terrone? Ecco, questi sono due stereotipi per eccellenza. Entrambi hanno connotazioni antietniche che sottolineano un’inferiorità etnica e culturale, anche se il più delle volte sono usati solo in modo scherzoso.
Sapresti indicare qualche altro?
Giuro che anche tu tra i più noti citeresti:
per il Nord: freddi, distaccati, tanto lavoro e pochi affetti, “polenta e usei”, nebbia, sono tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri…
per il Sud: gelosi, troppo rumorosi, sfaticati, mafiosi, pizza, sole, bassi, neri e pelosi…
e il Centro: …non pervenuto!
Ti vedo, già sorridi! Ma vogliamo farci due grasse risate con un video di Teresa Mannino?
Anche all’estero siamo famosi per essere un popolo disomogeneo.
Forse il problema ha origini storiche ben precise quando, all’alba dell’unità d’Italia, già Massimo D’Azeglio affermò: «pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani».
Questi esempi, questi modi di classificare le persone in base al luogo di nascita possono, a volte, tradursi in forme velate di razzismo. O, comunque, creano delle paure infondate che limitano la voglia di viaggiare e conoscere il “diverso”.
Tempo fa una coppia di amici mi disse: «siamo stati al mare al sud, in Puglia (precisamente a Bari, pensa se fossero arrivati a Santa Maria di Leuca!), ma ci siamo rinchiusi in villaggio, non si sa mai. Lì può succedere di tutto! E poi non si capisce quel che dicono! Una sera siamo usciti per comprare le sigarette e ci squadravano tutti dalla testa ai piedi» e io «non sarà che erano curiosi perchè vi hanno riconosciuto come forestieri? siete ancora tutti interi, mi pare!»
Così come quando decisi di trasferirmi a 1000 km da casa mia, per motivi di studio, ero felicissima di fare questa nuova esperienza ma la mia paura più grande era dettata da uno stereotipo: se mi inquadrano come terrona?! E invece eccomi qui, dopo 17 anni, ancora viva e felice in mezzo a questi polentoni! 😉
Troppe volte mi è capitato di sentire discorsi generalizzanti su nord e sud e tutte le volte mi si accopponava la pelle, mi si torcevano le budella e mi prudevano le mani! Oh, che vuoi?! Sono terrona, passionale e ne vado fiera! LOL 😀
Proviamo a non generalizzare, a non fare di tutta l’erba un fascio e se poi il fascio d’erba lo fanno gli altri per te, tu f… fatti una grassa risata!!! 😉