Da anni, per non dire da sempre, gli spot pubblicitari sono parte integrante della tv. Una presenza fissa su ogni canale, dalle reti nazionali a quelle locali.
Per i network televisivi sono una fonte di ricavi importanti. Per te che li trovi ovunque ti sintonizzi sono piuttosto una fonte di stress.
Se prima gli spot potevano coprire fino a un tetto massimo del 12% delle programmazioni televisive giornaliere, ora una nuova direttiva europea ha concesso alle emittenti di poter raggiungere addirittura il 20%.
E quando si concentrano principalmente? Facile intuirlo. In prima serata, tra le 18 e le 24, quando la maggior parte del pubblico si ritrova davanti alla tv.
Interruzioni fastidiose o pause piacevoli?
Se sei ancora un tradizionalista e ami vedere i film in tv piuttosto che su quelle piattaforme streaming, sapresti dire quante volte la pubblicità interrompe la visione dei tuoi programmi? Innumerevoli. Difficile quantificarle.
Ti costringe a vedere il tuo telefilm frammentato, allungandone di conseguenza la durata e costringendoti così a fare le ore piccole, se vuoi arrivare alla fine. Se potessi, faresti volentieri a meno di quelle pause.
A volte provi ad esorcizzarle preparandoti uno spuntino, sbirciando tra le mail o sui social o, più brutalmente, cambiando canale.
Ma altre, pur sbuffando un po’, sei costretto a guardare quegli spot, se non vuoi perderti l’inizio della puntata che attendi da una settimana. Allora aspetti che passino. Prima lo spot delle nuove creazione delle case automobilistiche, poi quello dei settimanali di ultima uscita, quello dei cibi senza grassi, quello dei divani in promozione. Uno dietro l’altro.
Ma tra tutti ne passa pure uno che, a primo impatto, non ha l’aspetto della solita réclame. Ha qualcosa di diverso. A differenza di molti altri, questo riesce a non innervosirti. Anzi ti cattura. Ti emoziona. Come un vero film, anche se più breve.
Non è un’interruzione fastidiosa. È invece una visione piacevole che segui curioso per capire come va a finire. E finisce che la apprezzi.
Scommetto che è andata così guardando questo.
Il prodotto non è la prima cosa che compare. Al centro c’è il valore su cui si basa il brand Ringo Pavesi: l’unione fa la forza. O meglio “insieme si vince”. È insieme, infatti, che i ragazzi vincono la sfida, superando l’ostacolo imprevisto grazie all’aiuto di tutti.
A contraddistinguere questo spot dagli altri è chi sta dietro la macchina da presa. Chi gira quelle scene è un regista molto apprezzato in ambito italiano e non: Gabriele Muccino.
La Pavesi affida alle sapienti mani del regista romano il messaggio che la caratterizza da sempre, puntando fortemente sulla carica emotiva.
Il contributo del cinema alla pubblicità
Ieri come oggi sono molti i brand che scelgono il contributo di registi famosi per tenere fermo davanti allo schermo il proprio pubblico. Più in particolare, lo fanno per dare allo spot un sapore diverso da quello prettamente commerciale e far nascere nell’osservatore un’emozione. Perché, si sa, l’emozione genera il ricordo.
E il ricordo premia. Il pubblico si ricorda di quel brand, guarda quello spot anche fuori dalla programmazione televisiva, lo digita nei motori di ricerca, lo mostra agli amici, ne parla. Ecco che la brand reputation ottiene ottimi feedback.
Soprattutto in un periodo storico in cui la soglia di attenzione è di pochissimi secondi, è decisivo riuscire a stuzzicare in altrettanti pochissimi istanti l’interesse dell’osservatore e rimanere impresso nella sua mente.
Il cinema, quindi, rappresenta la carta vincente per uscire dal coro. A spiegarne il perché è un protagonista stesso della settima arte, Ingmar Bergman:
Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.
Dal carosello al cortometraggio
Ripensa per un attimo a quando in tv girava il carosello. La pubblicità era la mera promozione di un prodotto. Una carrellata di proposte commerciali.
Ora, nel ventunesimo secolo, lo spot è l’espressione creativa di un brand, una forma di comunicazione che vuole lasciare il segno.
Ecco che pochi secondi di spot si trasformano in cortometraggi di grande qualità, storie coinvolgenti create da autori di pregio.
Vediamone insieme alcuni. Questo è del 2017. Campari, già da tempo grata del suo successo a grandi registi cinematografici, affida la regia dello spot a Paolo Sorrentino che interpreta a suo modo lo stile Red Passion.
Com’è tipico delle pellicole del regista campano, anche questo spot si anima della magia del sogno. Una scultura che prende vita, uno sguardo peccaminoso sotto l’albero della conoscenza, un incontro finale che lascia tutto all’immaginazione: un mix perfetto per raccontare una bevanda dal colore della passione.
Torniamo ancora un po’ indietro negli anni. Al 2013, esattamente. In tv passava, anche in versioni ridotte, uno spot ricco del fascino del film in bianco e nero.
È Martin Scorsese a firmare lo spot di Dolce&Gabbana. Un inno alla bellezza, verrebbe da dire. Per i due attori protagonisti, Matthew McConaughey e Scarlett Johansson, per gli scorci di una New York senza tempo e la colonna sonora cantata dalla celebre Mina. Quasi un film d’amore, che sa davvero poco di pubblicità.
Da ultimo, ma non certo per importanza, ti invito a guardare questo. Sono sicura che tu lo abbia già visto, nonostante sia comparso solo una volta nel 1984, ma la risonanza che ha avuto è stata talmente grande da far parlare molto di sé.
Il regista di questo spot d’eccezione è un grande esponente del cinema internazionale, Ridley Scott. A commissionarglielo, l’ormai famosissima Apple, per celebrare il suo primo Macintosh.
Scott sceglie di ispirarsi al capolavoro di G.Orwell, 1984. Una schiera di sudditi è sottomessa al Grande Fratello che la irretisce da uno schermo. D’improvviso un’eroina irrompe sulla scena e lancia un martello contro quel display mandandolo in frantumi e liberando quegli uomini dalla schiavitù.
Con questo spot Apple rompe gli schemi, imponendosi come la novità, la soluzione ideale. E le basta un’unica proiezione durante l’intervallo del Super Bowl per passare alla storia.
È a questo che porta la collaborazione tra cinema e pubblicità: a distinguersi dalla massa e arrivare al cuore di chi guarda.
Perciò, quando uno spot ti colpisce, prova a sbirciare dietro le quinte. Lì scoprirai il perché.