Sul nostro pianeta vivono oltre 7,4 miliardi di persone e siamo tutti diversi, abbiamo caratteristiche fisiche, culturali e sociali diverse: i miei gusti son diversi dai tuoi e i tuoi sono diversi dai miei, eppure c’è una cosa che ci accomuna, anzi due. E sono due cose certe, collegate tra loro.
Siamo tutti destinati alla morte: siamo venuti al mondo, siamo nati, siamo in vita, respiriamo e, in questo pianeta, viviamo.
Siamo parte del mondo e anche dell’ambiente che ci circonda. Noi questo ambiente lo viviamo, lo cambiamo, lo modifichiamo, a volte con poco garbo, facciamo vivere le nostre esperienze all’interno di questo spazio, tramutiamo in arte l’intervento artistico, urbanistico e architettonico e quando lo facciamo gli diamo il nome di Arte Ambientale.
Arte Ambientale o Arte Pubblica, è quel tipo di arte che dialoga con lo spazio, con la natura e l’ambiente che ci circonda, un progetto site specific che vuole parlare e valorizzare un luogo.
Il Luogo
Quando parlo di “luogo”, intendo un luogo fisico come una piazza, un parco, un grattacielo, un lago o una ferrovia, ma anche di un zona di confort umana, familiare, sentimentale, un ambiente che si crea grazie alla complicità di un progetto, un’azione e dei partecipanti che insieme danno vita ad un incontro di sinergie e forze.
Alberto Garutti
I luoghi esistono e vivono anche grazie ad Alberto Garutti, architetto, artista e docente. Bel uomo, alto, capelli brizzolati, dalla corporatura forte e gli occhi intensi.
Tutta questa forza, prestanza e fermezza, Garutti la mette al centro delle sue opere che sono coinvolgenti per impatto visivo, per concetto, poetica e teoria.
Non è un artista ancorato all’estetismo, le opere devo parlare, scuotere, emozionare per il messaggio che mandano; la loro bellezza estetica nasce dalla forza che dimostrano nel momento in cui si manifestano.
Lui realizza istallazioni permanenti in grado di innescare relazioni e connessioni tra istituzioni pubbliche, private e il tessuto sociale della città.
Alberto Garutti nasce a Galbiate, in provincia di Lecco nel 1948, si trasferisce con la famiglia a Milano dove si laurea in architettura al Politecnico e intraprende la carriera artistica collaborando, sin da giovanissimo, con importanti gallerie nazionali e internazionali.
La sua ricerca artistica esplora la dimensione narrativa dell’arte pubblica.
Il suo lavoro ci riporta in una sfera di storie individuali e umane, con i suoi sono interventi urbani volti ad arricchire un ambiente qualunque.
“Ai nati oggi”
Ai Nati Oggi è un opera-omaggio, il suo più intimo omaggio ai bambini nati nella città di Bergamo nel 2000.
Dovete sapere che mentre state passeggiando per le strade della città, una sera qualunque dell’anno, potreste arrivare nella piazza principale, aprire lo sguardo alle luci dei lampioni che aumentano di intensità ogni volta che nasce un bambino.
Nel reparto di maternità dell’ospedale della città bergamasca è installato un pulsante che il personale è invitato a premere in occasione di ogni nuova nascita. Il pulsante ordina al sistema dei lampioni di aumentare gradualmente l’intensità luminosa per poi, dopo circa trenta secondi, tornare alla media costante di illuminazione. Ogni volta che si intensifica e pulsa, una nuova vita è giunta tra di noi; all’interno della piazza, vicino ai lampioni, nella pavimentazione è posta una lastra di pietra in cui è inciso il testo:
“I lampioni di questo luogo sono collegati con il reparto di maternità dell’ospedale. Ogni volta che la luce lentamente pulserà, vorrà dire che è nato un bambino. L’opera è dedicata a lui e ai nati oggi in questa città.”
La nascita è un tema comune a tutti i popoli, risponde alla domanda dell’artista di quali valori l’opera d’arte nello spazio pubblico è chiamata a celebrare. Un intervento artistico/urbanistico vche instaura un dialogo diretto con la città di Bergamo e i suoi abitanti, nel tentativo di riavvicinare l’arte alla realtà della vita.
L’obiettivo di Alberto Garutti è quello di scatenare e suscitare un’emozione sincera e pura davanti a una azione, radicata nel territorio e legata al tessuto urbano, ma il rimando alla nascita è indiretto: saprai di assistere alla nascita di un nuovo bambino solo se capiterai nella piazza nel momento giusto e avrai calpestato, e letto, quella targa.
Oltre a Bergamo, questa stupenda istallazione artisitica ha festeggiato le nascite delle città di Gent, di Istanbul, di Plovdiv, di Mosca, ma anche in Puglia e a Roma.
Messaggi di luce
La luce è un mezzo di comunicazione immediato, e anche chi non riconoscerà l’opera come arte potrà ugualmente coglierne il messaggio. Un’intervento che si relaziona con la città in modo stratigrafico, per piani emotivi e visivi: visibile e non visibile, producendo una sorta di narrazione urbanistica.
Pulsazioni, luci, lampioni, lampioni dalla luce pulsante e ritmica e noi spettatori che accogliamo quel pulsare, quel ritmo primordiale che ci rimanda alla nostra stessa nascita.
Quando ci siamo sentiti parte del mondo? Ci rendiamo conto di fare parte del mondo quando percepiamo il battito cardiaco di nostra madre. Il primo battito è un segnale, il secondo è certezza e ritmo che risuona all’interno di questa grande cassa armonica che è il grembo materno e diventa testimonianza della nostra presenza.
Non devo e non voglio convincerti che questa sia arte o che sia bella, come è bella la Venere di Botticelli, ma devo e voglio farti capire che l’arte contemporanea è testimonianza dei nostri tempi che si stanno dimostrando difficili, vuoti, privi di coinvolgimento emotivo, bui.
Ti voglio raccontare e farti arrivare il messaggio che ci sono esseri umani, gli artisti, che nonostante i tempi bui con le loro azioni cercano di comunicare, parlare di tematiche dolorose, di momenti di gioia e di accendere anche luci.