C’è qualche aspetto della nostra quotidianità per cui possiamo dire di non seguire le tendenze? George Bernard Shaw definiva così la moda:
Un’epidemia creata ad arte.
Un’epidemia che si è ormai impossessata del mondo dell’abbigliamento, della musica, della tecnologia. Ma non solo.
Pensa al mondo del food. Com’è cambiata l’alimentazione nell’ultimo decennio? Cosa compare sempre di più sulla tua tavola?
Alimenti senza glutine, senza lattosio, senza grassi, senza olio di palma…privi di questo e privi di quello, basta che siano senza. In breve FFF. Free From Food.
Io aggiungerei una quarta effe alle tre di questo acronimo gastronomico: F come fashion.
Parliamo infatti di tendenza o reale necessità nella scelta di questi cibi?
I cambiamenti portati dal free from
Nel fare la nostra spesa quotidiana ci siamo accorti di notevoli cambiamenti. Prima un angolino di uno scaffale, poi un intero scaffale e ora addirittura un intero reparto. Negli ultimi anni i nostri affezionati supermercati hanno offerto sempre più spazio a tutti quei prodotti free from che il mercato ha richiesto e richiede a gran voce.
Pur restando amanti della tavola, ultimamente noi consumatori abbiamo indirizzato la nostra attenzione verso tutto quello che è – o crediamo sia – salutare.
A volte fino all’estremo. Fino a spingerci all’ortoressia, un disturbo alimentare, nato sulla scia della moda del bio, per cui si mangia solo quello che è sano e si esclude tutto quello che non lo è.
Free From | Senza Glutine
Un vero e proprio boom di consumi è quello che interessa il mondo del gluten free. E qui gioco in casa. La scrittrice in questione, infatti, è celiaca. Intolleranza diagnosticata con tutti i crismi e con una buona dose di sconforto, devo dire. Sconforto poi rientrato, una volta comprese le necessità e accettati i nuovi sapori.
Le prime volte che cercavo i cibi giusti al supermercato, mi trovavo a dover scegliere tra una gamma molto limitata. Tre o quattro tipologie di prodotti e poco più. Ora la situazione è totalmente cambiata.
Il gluten free ha conquistato a livello di marketing e comunicazione un gran numero di spazi riservati. Spazi fisici, come le corsie dedicate nei supermercati, con tanto di indicazioni che guidano alla ricerca dei prodotti.
E spazi pubblicitari. Cataloghi e volantini delle grandi catene della GDO hanno aggiunto pagine di alimenti senza glutine tra quelle dei tradizionali.
E in tv? Avrai notato anche tu la comparsa di spot che pubblicizzano prodotti gluten free, realizzati con la partecipazione di personaggi famosi, loro stessi celiaci. Schär, uno dei marchi di senza glutine più noti, sceglie Laura Torrisi come testimonial.
La vendita di questi prodotti negli ultimi dieci anni è cresciuta in modo esponenziale. É vero che le diagnosi di celiachia si sono moltiplicate, ma possiamo dire per certo che gli acquisti gluten free sono solo fatti da persone che soffrono realmente di celiachia? Ebbene, la risposta è no.
Molti dei consumatori di gluten free attribuiscono a questi alimenti numerosi benefici, tanto da preferirli a quelli convenzionali. Li credono più controllati, più salutari e addirittura un aiuto nel perdere qualche chilo fastidioso. Si ritrovano quindi a convertire la propria dieta al senza glutine senza la principale motivazione.
Come ci influenzano le tendenze
Forse l’eco dell’incremento di intolleranze, forse il falso mito del mangiar sano. O forse entrambe le ragioni all’origine delle nuove tendenze alimentari.
Di certo è capitato anche a te almeno una volta. Mentre giravi nel tuo supermercato di fiducia con la lista della spesa in mano. Ti sei imbattuto in quei prodotti con la spiga sbarrata e scommetto che ti sei detto: “Proviamo questo senza glutine!” Magari perché un amico celiaco te lo ha fatto assaggiare, oppure per semplice curiosità.
Lo metti nel carrello, vai a casa, lo assapori e ti piace. Ne rimani piacevolmente stupito. Perché non farlo sempre quindi? Ecco che cambi la tua dieta per una tendenza, non per una vera necessità. Perché credi e ti convinci che siano prodotti più sani. E non immagini invece che l’assenza di un ingrediente, il glutine appunto, chiama l’abbondanza di altri non necessariamente così salutari, come gli zuccheri ad esempio.
Free From | Senza Lattosio
A volte basta il semplice sospetto. Difficile da digerire? Dà allergie? E una volta che il tarlo è entrato in testa, è difficile mandarlo via. Via piuttosto il lattosio, allora! Altro pericolo per la nostra salute (forse).
Come si dice, meglio prevenire che curare. Una specie di lotta alla sopravvivenza, quella che possiamo leggere dietro le nostre scelte di consumatori. Al minimo segnale d’allerta, pur non accertato, ci allontaniamo e scegliamo la via più sicura. L’intolleranza, se non reale, ce la autodiagnostichiamo.
Come immediata conseguenza i grandi brand del settore hanno drizzato le antenne e hanno risposto alle nostre nuove esigenze – vere o presunte – applicando sui loro packaging i claim o i loghi rassicuranti tanto richiesti. Guarda cosa ha proposto Galbani.
Free From | Senza Olio di Palma
Altro spauracchio degli ultimi tempi? Il temutissimo olio di palma. Per anni siamo stati all’oscuro della sua presenza negli alimenti, mascherato sotto la dicitura grassi vegetali.
Poi con le nuove direttive europee sull’etichettatura dei prodotti, l’olio di palma si è palesato e all’improvviso ne scopriamo la pericolosità. Non solo per la salute del nostro organismo, ma anche per quella del nostro pianeta. Il nuovo nemico pare infatti riduca in povertà i paesi produttori e incida fortemente sul livello di inquinamento mondiale.
Con una fedina penale così, come non escluderlo? Uno dopo l’altro, seguendo l’onda della nuova moda collettiva, ogni brand ha adottato la cosiddetta etichetta pulita, a garanzia di totale assenza dell’olio di palma nei propri prodotti.
Free From | Senza Parabeni
La moda del senza non è entrata prepotentemente solo nel mondo del food. Dal supermercato entriamo in farmacia. Quale altro senza hai visto scritto o hai sentito ripetere più e più volte perfino lì? Ti dò un indizio. Parlo dei cosmetici o degli stessi farmaci.
Parabens free (senza parabeni), esatto. Presenti per oltre settant’anni nell’incip di creme o medicinali per la loro azione antimicrobica, all’improvviso ne vengono banditi. Colpa di una notizia del 2004 che li categorizza come una delle cause dei tumori alla mammella. In un attimo, da garanzia di durata dei prodotti, si trasformano nei nemici dei consumatori.
Come dargli torto in fondo? Il problema è che quella notizia non è stata mai scientificamente provata, ma allo stesso tempo nemmeno smentita. Perciò la paura dei parabeni è rimasta e nel tempo è cresciuta, portando di pari passo a una sempre maggior richiesta di parabens free.
A questo punto la domanda mi sorge spontanea: intolleranze a parte, crediamo davvero di saper scegliere ciò che mangiamo o che utilizziamo? Siamo davvero noi a decidere di seguire le tendenze o siamo portati a seguirle?
Spesso diamo per buono che la novità che ci propongono sia migliore di quello che abbiamo conosciuto e usato per anni e, senza ragionarci su, lo rinneghiamo istantaneamente. Eliminiamo dai nostri consumi proteine o ingredienti determinanti senza accertarci delle conseguenze.
Il senza che dovremmo usare come metro di giudizio lo snobbiamo con troppa superficialità. Il “reason free” (senza ragione) – mi permetto di coniare un nuovo termine – è il senza che consideriamo erroneamente quando riempiamo i nostri carrelli.
Eppure basterebbe informarsi un po’ di più per compiere le scelte più adatte a noi, non credi?