Che estate sarebbe senza tormentone? Sicuramente anche tu – che sia un amante o meno delle hit estive – ti sarai fatto questa domanda almeno una volta. Riadattando il pay off di un brand molto caro a tutti i golosi, mi riferisco a quei fortunati brani che ci sentiamo proporre a oltranza da giugno a settembre. Ma come nascono i tormentoni? Possiamo parlare davvero di fortuna? Il loro incredibile successo – e per i nemici del genere è davvero incredibile – è solo questione di fattore c?
È un appuntamento fisso ormai. Arriva l’estate e con le giornate calde, la fine delle scuole e le ferie arriva implacabile anche quella canzone che sentirai ripetere di radio in radio quasi ininterrottamente. Te la ritrovi ovunque. Sali in macchina, ti sintonizzi sulla tua stazione preferita e l’abitacolo si riempie di quelle note incalzanti. Ti fanno compagnia persino mentre sei in fila alle casse del supermercato. A casa accendi la tv e all’improvviso parte un servizio qualunque che ripropone quelle stesse note in sottofondo.
Quel pezzo finisce per diventare un tormentone anche nella sua accezione negativa. Come un tarlo (non a caso gli inglesi lo chiamano earworm) si fissa lì nel tuo cervello e difficilmente riesci a mandarlo via. Anzi, ti ritrovi a cantarlo inconsciamente. È fatta ormai! Sei affetto dalla Stuck Song Syndrome. Più tenti di scacciare il tormentone dalla testa, più ti si ripresenta. Non c’è niente che puoi fare se non aspettare che passi.
Estate chiama tormentone
È così da sempre. O meglio, dagli anni ’60, con l’uscita di Legata a un granello di sabbia (1961) che in poco tempo vende più di un milione di copie. Poi arrivano Abbronzatissima e Stessa spiaggia stesso mare (1963) e tormentoni stranieri come I will survive (1979) o The Summer is magic (1994).
Una carrellata di successi. E oggi? Negli ultimi anni impazza il tormentone latino. Quale esempio portarti se non l’amato (e odiato) Despacito di Luis Fonsi che la scorsa estate ha riecheggiato a non finire in tutta Italia? I bambini si scatenavano con quella musicalità e quel motivetto. E quando un brano arriva ai più piccoli è il re dei tormentoni. Eppure, come ben ti ricorderai, dietro quel ritmo c’erano parole non proprio adatte a un pubblico di bambini.
Gli ingredienti espliciti dei tormentoni
Se qualche anno fa i testi delle hit avevano ancora il loro peso, oggi nell’era del visual il video è un ingrediente fondamentale dei tormentoni. E qual è la regola base per un video di forte impatto? Sole, mare, spiagge? Fuochino. Sì, questi sono elementi quasi obbligatori. Ce n’è un altro però che attira molto di più l’attenzione: qualche bel soggetto di genere femminile. Esatto! Non potevi sbagliare! Che dire, anche in musica l’occhio vuole la sua parte. Un abbinamento sinestetico vincente.
Ma la ricetta perfetta che fa di un brano un tormentone include anche:
- una bella manciata di tonalità in maggiore, le più adatte a trasmettere sensazioni di felicità e allegria. Hai sentito mai, infatti, un successo estivo che ti facesse venire da piangere? Direi proprio di no.
- una ricca dose di ballabilità. Un tormentone deve spingerti a buttarti in pista. Vietato restare fermi. Il ritmo deve essere veloce e coinvolgente.
- una buona parte di semplicità. In vacanza vogliamo vivere di leggerezza e testi troppo impegnativi non funzionano. Che si parli quindi d’amore (e di eros), di party e di tendenze! Gli accordi stessi della hit devono essere semplici, perché sono quelli a cui l’orecchio è più abituato.
- una giusta quantità di ripetizioni. Più una parola o una certa sonorità si ripete, più facilmente si memorizza e si insinua nella tua mente. In particolare il ritornello. Quando occupa il 40% del testo, il brano ha fatto bingo.
Gli ingredienti impliciti
In un primo momento alcuni ingredienti di una hit di successo possono sfuggire. Per realizzarla ad hoc eseguiamo insieme gli altri passaggi.
Aggiungiamo un pizzico di familiarità, quello, cioè, che è in grado di riattivare i meccanismi della tua memoria. Una particolare melodia o un determinato verso che fa scattare un ricordo lontano.
Uniamo poi la giovinezza e i pochi anni di esperienza dell’esecutore del brano. Meglio se quasi sconosciuto al pubblico e meglio se uomo. Il gentil sesso pare funzioni poco da solista.
Mescoliamo quindi il tutto con lo strumento giusto, che forse un orecchio meno esperto fatica a riconoscere: il sintetizzatore. Un’analisi dei successi estivi dal 2003 al 2013, pubblicata sulla rivista di musica statunitense Billboard, dimostra che i tormentoni incentrano il loro ritmo per il 70% sul sintetizzatore, seguito dal basso per il 60%, poi in misura minore dalla batteria, dalla chitarra elettrica, dal piano e in ultimo dai fiati.
Il gioco nell’utilizzo degli strumenti è creare intervalli unici, insoliti, come salti imprevisti o note ripetute più volte del normale. Creare, insomma, quel gancio – per usare un termine radiofonico – che rende quella canzone diversa da tutte le altre.
Ci siamo quasi. Controlliamo che il brano duri circa tre minuti (è questa infatti la durata media) e voilà! Il tormentone è pronto per essere servito.
Fai ben attenzione al numero tre. Soprattutto nella scelta del titolo. Ora ti spiego, seguimi. Riprendiamo il fortunatissimo Despacito. Ti ricordi come faceva? In quante parti (non veramente in sillabe) scandiva a ritmo la parola? De – spa – cito. Tre. Torniamo indietro di qualche anno ora…riascolta questa.
Cos’hanno in comune Tre parole (2001) e Despacito? Nella prima il refrain propone tre parole diverse, nella seconda una parola è scandita in tre. Il segreto del successo dei tormentoni, è evidente, sta nella regola del tre. Perchè 3 è il numero perfetto, l’archetipo infantile a cui tutti siamo legati. Pensa a quando giocavi a 1,2,3 stella! o alla mamma che ti riprendeva con un minaccioso “conto fino a 3!”.
Ora quindi, dopo aver valutato tutti gli ingredienti delle hit dell’estate, credi che si assomiglino l’una con l’altra per puro caso? Diresti ancora che un tormentone sfonda solo perchè interviene la dea bendata?
Dietro un successo, strategie di marketing
Riflettiamo un attimo. Per farlo voglio riportarti alla mente – e non sarà difficile visto che è già incollato lì – un tormentone del 2010 firmato Shakira.
Ritmo, ripetitività del testo e energia che ne scaturisce sono solo una parte del successo della canzone. Quello che l’ha fissata nella memoria di tutti è l’essere diventata l’inno dei mondiali…e ben prima del loro inizio! Scaricabile da Internet prima ancora di essere trasmessa dalle radio, Waka Waka è uno dei tanti esempi di tormentoni in cui il marketing – in questo caso legato a un evento sportivo speciale – ci ha messo le mani.
E il marketing di cui parlo ha nomi e volti, quelli degli autori o editori delle case discografiche che mesi prima dell’inizio dell’estate danno vita al pezzo destinato a diventarne il tormentone. Se siamo in grado noi di riconoscere gli ingredienti tipici di una hit perfetta, come non esserne in grado loro, che in più possono basarsi sui numeri? I gusti del pubblico ormai sono senza segreti.
Le piattaforme musicali come Spotify, per esempio, misurano attraverso un algoritmo i dati delle canzoni scelte dagli utenti e questo permette di conoscere quali sono i fattori più apprezzati: dal genere al grado di acusticità, dall’energia trasmessa all’autore. Da una “dritta” del genere è facile per le major capire su quali elementi puntare per fare di una canzone una hit.
La strategia si fa concreta
Una volta messi insieme gli ingredienti necessari, non resta che far uscire il singolo. Ma al momento giusto. Spesso rimane congelato per mesi fino a quando non si avvicina il periodo favorevole per essere accolto al meglio.
E allora il lavoro delle case discografiche si fa più intenso. Il brano inizia a comparire nelle pubblicità, magari si lega a un super sponsor, entra nei jingle o nei servizi dei programmi televisivi e ogni radio la trasmette più di una volta al giorno. Tutto questo si traduce in un impiego di cifre a diversi zeri perché quella canzone sia proposta al pubblico più vasto possibile il maggior numero di volte possibile.
Il successo (chiaramente) arriva, la canzone sale in vetta alle top ten e il mondo intero balla alle note di quel tormentone. Le speranze di uscirne immune sono quasi nulle. La hit è virale e a volte diventa persino più famosa del suo interprete.
Poi l’estate finisce e con l’arrivo della nuova stagione il tormentone sparisce dalle radio e dalle classifiche per lasciare il posto a nuove canzoni melodiche, più adatte al mood dei mesi autunnali. Le tue orecchie ringraziano forse, ma sai che quella canzone ormai s’è appropriata per sempre di un angolino del tuo cervello e quando meno te lo aspetti ecco che rispunta fuori!
Che sia programmato a tavolino o aiutato anche dalla fortuna, il tormentone è di anno in anno parte immancabile del panorama musicale. Non puoi sfuggire. Puoi soltanto seguirne la moda…o tentare di esorcizzarla. Scegline uno tra quelli proposti, verifica se rientra nel nostro identikit e scommetti coi tuoi amici che sarà il tuo il vincitore. Magari finirà per piacerti! 🙂
PS: hai già ascoltato la puntata del nostro podcast dedicata al tormentone?