Chiara ci ha parlato degli errori/orrori nel doppiaggio delle serie tv. Gli episodi che lei ci ha descritto sono probabilmente il frutto di errori compiuti dai traduttori dei dialoghi, di adattamenti necessari per sincronizzare il testo con il labiale o di scelte editoriali più o meno felici.
Quello che è certo è che il lavoro del traduttore nasconde insidie, difficili da comprendere per chi non fa parte di questo “ambiente”. Una di queste sfide, sicuramente nella top 5 delle problematiche peggiori che si devono fronteggiare quando si traduce un testo, è rappresentata da quei termini che nei manuali vengono chiamati realia.
Osimo nel suo Manuale del traduttore, che può essere considerato la Bibbia degli studenti italiani di traduzione, definisce i realia in questo modo:
“Realia” è una parola del latino medievale, significa “le cose reali”. In traduttologia, però, “realia” (…) significa non “oggetti”, ma “parole”, ossia le parole che denotano cose materiali culturospecifiche. Tradurre i realia significa tradurre un elemento culturale, non linguistico.
Questa è la definizione accademica ma ora cercherò di farti qualche esempio e sarà tutto molto più chiaro.
Realia e le strategie di traduzione
Prendiamo gli spaghetti. Per noi italiani è un termine semplice, chiaro e altamente specifico. Mettiamo ora che devi tradurre in inglese un romanzo in cui è descritto un tipico pranzo italiano o più semplicemente il menù di un ristorante stellato che presto aprirà nel centro di Tokyo. Come rendere questi “spaghetti”? Le strategie sono molteplici, ma per semplicità ti descriverò le 3 principali.
- La prima opzione è quella di eliminare il termine e sostituirlo con una descrizione (i nostri spaghetti diventerebbero quindi un“tipo di pasta prodotta con farine di grano duro e acqua, dalla forma lunga e sottile e di sezione tonda”).
- L’altra opzione è quella di trovare un corrispettivo nella cultura di arrivo (per i clienti di Tokio gli spaghetti potrebbero assomigliare a dei “noodles cinesi”, con somma gioia di tutte le nostre nonne).
- Infine si può scegliere di lasciare il termine così come è nella lingua di origine. Chiaramente, in questo caso la risposta da accendere è proprio quest’ultima, grazie anche al successo della cucina italiana nel mondo e alla globalizzazione.
Quello dei realia è un fenomeno che riguarda quasi tutti gli ambiti e le diverse lingue/culture
Come si può rendere in italiano il termine pampa (in lingua quechua “pianura”) per descrivere le pianure fertili argentine?
La county inglese viene generalmente tradotta in italiano con provincia o contea: nel primo caso l’errore sta nel fatto che le due entità amministrative sono profondamente diverse, nel secondo caso, non so te, ma io riesco solo a pensare a Frodo Baggins e al suo viaggio per distruggere l’anello del potere.
Come tradurre gli accordi commerciali conosciuti come trade unions o le distanze misurate in miles? Sì è vero, esiste la traduzione miglio ma, diciamoci la verità, quanti di noi sanno quanto effettivamente è lungo un miglio? Sappiamo che è un’unità di misura, sappiamo che dovrebbe essere una distanza né troppo breve né troppo lunga e soprattutto, quando leggiamo la parola miglio, sappiamo con certezza di trovarci in un’ambientazione anglosassone.
E potrei continuare parlando di Santa Claus, dei tornado, del Secretary of State americano, dei Marines…
Questi sono i realia, termini che si portano dietro non solo il riferimento a un oggetto specifico o a una singola realtà ma un insieme di significati e richiami culturali ben determinati e profondamente determinanti.
Come visto, le strategie per poterli tradurre sono varie e dipendono dalle capacità del traduttore, dalla linea editoriale che deve seguire e soprattutto dal tipo di testo che si ritrova davanti.
Ti vengono in mente altre parole che potrebbero rientrare nella categoria dei realia (possono essere parole in italiano, straniere e perchè no, anche in dialetto)?