Dipendenza da social network: la malattia del millennio

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La tecnologia è ormai alla portata di tutti e sarebbe impensabile oggi giorno uscire di casa senza lo smartphone, smettere di guardare video in streaming con il computer, o controllare le mail in arrivo dal tablet. Il fatto che questi device possano essere trasportati ovunque e che si possa accedere a internet da qualsiasi luogo, sta contribuendo però a un uso smodato di questi strumenti da parte di grandi e, sempre di più, piccini.

Ti capita spesso di andare in bagno con lo smartphone e contemporaneamente dare una sbirciatina ai profili Facebook dei tuoi amici? E ti è mai successo, durante un concerto, di passare la metà del tempo a fare foto e video da caricare su Instagram, invece di goderti lo spettacolo? Sei  uno di quelli che mentre sta guardando un film in tv apre Whatsapp minimo quattro volte per controllare che qualcuno ti abbia cercato?

Se anche tu (come me) hai risposto di sì a tutte le domande, forse dovresti (dovremmo, ahimé… ) iniziare a pensare che la situazione ci sta sfuggendo di mano.

IAD & FOMO: cosa sono e come nascono

Non bisogna certamente generalizzare, ma in alcuni gravi casi si può arrivare a parlare di dipendenza o, meglio ancora, di IAD (Internet Addiction Disorder).  Si tratta di una forma di abuso-dipendenza derivante da un utilizzo eccessivo o scorretto di internet. Nei casi più casi gravi è addirittura necessario ricorrere all’aiuto di uno specialista.

In particolare, parlando di social network, sono diversi gli studi effettuati negli ultimi anni per cercare di capire se esiste una relazione che lega l’abuso dei social alla depressione, soprattutto nei giovanissimi. Ciò che è certo è che un utilizzo eccessivo di queste piattaforme possa dar vita a fenomeni di FOMO (Fear Of Missing Out).

Si tratta di una forma di ansia sociale che consiste nella paura di essere esclusi e nella sensazione di non vivere al massimo.  Questo timore sembra essere legato al bisogno di sentirsi approvati dagli altri, a causa di bassi livelli di autostima. Chi ne è affetto controlla in maniera ossessiva i profili social degli altri per vedere cosa stanno facendo e vuole partecipare a ogni tipo di evento per sentirsi parte di un determinato gruppo di persone. Allo stesso tempo però, è convinto che si sta perdendo qualcosa e che non si sta divertendo abbastanza, cosa che a parere mio appare ovvia.

Se ci pensi bene non basterebbe uscire di casa e fare ciò che ti piace, invece di rimanere a guardare gli altri che si divertono? Il ragionamento sembra banale e scontato, ma purtroppo non lo è. Infatti chi soffre in modo grave di questi disturbi, prova stress e ansia, che possono scaturire in fenomeni depressivi.

Quale social crea più dipendenza?

Uno studio della Royal Society for Public Health e dello Young Health Movement svolto su quasi 1500 giovani britannici tra i 14 e i 24 anni, ha dimostrato che, per quanto riguarda la FOMO, il peggiore social in assoluto è Instagram. Alcuni utenti provano addirittura episodi di panico quando non hanno la possibilità di controllare gli aggiornamenti di chi sta seguendo. Nelle foto è facile mostrarsi per quello che non si è, i difetti fisici sono facilmente modificabili. Si può mostrare agli altri soltanto ciò che si vuole far vedere, e così la vita di influencer e personaggi famosi appare perfetta. La ricerca continua di seguaci e like invece, scatenerebbe l’ansia di ricevere continua approvazione. Ciò può dare vita, in persone sensibili, a forme di stress più o meno gravi.

Ne vale davvero la pena?

Non è il caso di fare di tutta l’erba un fascio, è importante dirlo. Tuttavia quasi tutti, chi più chi meno, siamo affetti da questa dipendenza da social o, più in generale da internet. Non sarà forse il caso di regolarsi e, soprattutto, correre ai ripari per evitare che i giovani di oggi e domani diventino dei depressi-perennemente connessi?

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