Il linguaggio è uno strumento alto. È primus inter pares e imbattuto in termini di duello relazionale. Si parla per vendere, per convincere, per tranquillizzare, insomma è veramente la farina dei nostri pasti. Eppure proprio guardando un film che celebrava l’arrivo dell’uomo sulla luna, mi sono resa conto di quanto fosse più importante il pensiero prima della sua stessa verbalizzazione!
Infatti, se l’uomo non avesse pensato e desiderato di scoprire cosa ci fosse dietro l’angolo del globo terrestre e quindi non avesse sfidato il nuovo, oggi non avremmo minimamente idea della ampiezza del nostro vicinato!
Per poter sfidare il nuovo, dunque, serve un punto di partenza assolutamente più importante.
Serve apertura. Sia essa al nuovo, alla domanda di altro, alla richiesta di qualcosa in più.
Per poter andare sulla luna l’uomo ha abbandonato convinzioni limitanti e si è aperto all’impossibile.
Anthony Robbins, coach esperto di PNL, definisce la parola convinzione come “qualsiasi principio guida, dettame, fede, passione capace di fornire significato e direzione alla vita”.
Le convinzioni nascono dalla educazione familiare, dalla cerchia di amici, dagli insegnanti a scuola. Insomma nascono da ciò in cui siamo immersi. Esse sono per la maggior parte prive di emozioni, sono per noi dati di fatto. Al contrario invece sono i valori: “convinzioni private, personali e individuali – dice Robbins – riguardo a ciò che è più importante per te. I tuoi valori sono sistemi di convinzioni riguardo a giusto, sbagliato, buono e cattivo”.
Nella vita convinzioni e valori giocano un ruolo importante poiché determinano il modo in cui filtriamo l’esperienza del mondo esterno. Esse sono generalizzazioni sul mondo, distorsioni della realtà che hanno anche funzione motivazionale.
Chiarito cosa sono, è vantaggioso capire per cosa ci sono utili.
Una convinzione influenza tutto il sistema mentale e corporeo e cerca la riprova nella esperienza reale. Il linguaggio in questa cornice ha una duplice valenza, esplicita e rafforza le convinzioni allo stesso tempo: posso/non posso; riesco/non riesco sono indicatori di convinzioni mentre giudizi come giusto/sbagliato; bene/male segnalano valori.
È importante essere consapevoli che le convinzioni e i valori non sono innati, sono piuttosto acquisiti.
Derivano da esperienze di imprinting fino alla età di 7 anni, dalla cultura in cui si nasce, dal modellamento dei comportamenti delle persone che abbiamo accanto. A ciò si aggiungono i feedback ricevuti, ad esempio, dai genitori che più facilmente criticano gli insuccessi ai bambini a discapito delle vittorie. Ci sono inoltre le esperienze ripetute, infatti più pensiamo ad una cosa più essa diventa realtà consolidata e ancora il gruppo dei pari cioè persone che incontriamo che hanno valori e convinzioni diverse dalle nostre e che modelliamo per adattarci, scoprendo atteggiamenti più adatti a noi.
Alle volte basta anche solo un’esperienza di riferimento per determinare un cambiamento, qualcosa in cui non avremmo mai creduto di essere capaci che invece otteniamo facilmente o ancora conosciamo qualcuno che prendiamo come modello e di cui facciamo nostri valori e convinzioni.
Ebbene tutto ciò per evidenziare come sia importante riflettere sulle proprie convinzioni e i propri valori per determinare una identità scevra da pre-impostazioni e sub-scelte e florida di senso critico nel determinare la realtà circostante.
Essere consapevoli di non essere “fatti così”, ma di “poter essere” è importante per cambiare e determinare chi si vuole diventare e come ci si vuole arrivare. Decidere il proprio ruolo nella vita e nel mondo.
Si tratta semplicemente di convincersi per con-vincere.